Denver – La “mia” Mile-High City –

Denver – La “mia” Mile-High City –

Come al solito, preciso che questa mia piccola descrizione di Denver non vuole essere una guida, ma non e’ nemmeno un dettagliato diario. Sono solo le mie impressioni e il miei ricordi su questa citta, visitata nel settembre 2011 nel mio giro nella Real America.

Denver infatti e’ stata per me una grande sorpresa. Pensando al Colorado pensavo ai cowboys, ai boschi, ai minatori della corsa all’oro; e mi aspettavo una citta’ dal sapore antico, magari con case di mattoni e viali alberati.

Niente di piu’ falso: Denver e’ una delle citta’ piu’ avveniristiche che io abbia mai visto.

Il downtown e’ un’insieme di grattacieli modernissimi, e le case del secolo scorso sono solo su un paio di strade dietro al Campidoglio.

Denver e’ la capitale dello stato del Colorado, chiamata la Mile-High City perche’ a 1600 metri sul livello del mare, ossia un miglio. Noi ci siamo stati a fine settembre, e abbiamo avuto la fortuna di avere giornate di sole, che rendevano l’aria frizzantina e piacevole.

La citta’ e’ molto grande, un’area metropolitana fatta da cittadine attaccate. Noi avevamo preso l’hotel a Lakewood, una zona ad ovest della tristemente nota Aurora.

La nostra visita del centro di Denver si e’ svolta in una giornata, giornata in cui abbiamo camminato molto. Infatti Denver, nella sua Downtown, e’ piuttosto limitata per le auto, e parecchie strade sono esclusivamente pedonali. Abbiamo posteggiato in un multipiano, e da li’ abbiamo camminato parecchio.

Il cuore della citta’ e’ l’area attorno al Civic Center Park – Noi siamo arrivati alla grande area del Civica Center provenienti dalla 16th Street, dove si concentrano i negozi, i cinema, i ristoranti e i teatri della citta. Una via esclusivamente pedonale, percorsa al centro da piccoli autobus elettrici completamente gratuiti che vanno su e giu’ senza interruzioni; la 16th Street non per nulla e’ chiamata Pedestrian Mall, perche’ ti da la sensazione di un unico grande centro commerciale. E’ interamente coperta dal Wi-Fi cittadino, ed e’ affollatissima di studenti , con molte fontane, piazzole, panchine: insomma un luogo molto fruibile per tutti.

Da li’, siamo arrivati al Civic Center Park, un enorme spianata fatta da giardini e viali, dominata dal Capitol.

Noi siamo arrivati all’ora dell’intervallo del pranzo, e ci siamo stupiti di vedere la quantita’ di impiegati che affollavano i locali e che facevano la fila davanti ai chioschi mobili di hotdog e specialita’ etniche. C’è un motivo: Denver, dopo Washington, e’ la citta’ americana con piu’ impiegati governativi. La sua posizione centrale nel paese ha fatto si che l’amministrazione vi concentrasse un gran numero di uffici. Probabilmente la giornata di sole aveva fatto uscire a passeggio nel break di pranzo molte persone, ma credetemi, la folla di persone ci ha colpito.

Passato il Civic Center Park, eccoci davanti ad una delle costruzioni piu’ particolari che io abbia mai visto: il padiglione Hamilton del Denver Art Museum. Il museo e’ un complesso di edifici, in alcuni dei quali sono custodite collezioni interessanti. Ma l’ultimo padiglione, quello progettato dall’architetto Libeskind, conosciuto come “padiglione Hamilton” e inaugurato nel 2006 e’ qualcosa di indimenticabile.

La forma intanto e’ indescrivibile: praticamente una specie di piramide al contrario, con un gran numero di facce, luccicante nel sole perche’ esternamente rivestita di titanio e vetro. Nei giardini che lo circondano ci sono sculture modernissime, e tutto il complesso e’ davvero particolare, inusitato.

Dopo un giro completo dell’edificio, e tante foto, abbiamo deciso di tornare alla macchina per un giro nel Golden Triangle, la zona piu’ ricca e signorile di Denver, dove ci sono le ultime case del XIX secolo rimaste. Quella piu’ conosciuta e’ la casa di Molly Brown, che oggi ospita un museo. Molly Brown, nata poverissima sposo’ un minatore, che trovo’ una miniera d’oro (nel vero senso della parola). Diventata ricchissima fu un personaggio centrale per la vita culturale di Denver alla fine dell’Ottocento, e fu anche mecenate di artisti e benefattrice di opera caritatevoli. Si adopero’ molto per i diritti delle donne e dei bambini, e grazie a lei nacquero orfanotrofi e case di accoglienza; noi la conosciamo soprattutto perche’ e’ la sopravvissuta del Titanic piu’ famosa. Ricordate “Titanic”? Lei era interpretata da Kathy Bates, e proprio per questo benne soprannominata “The unsinkable Molly”, l’inaffondabile Molly. La sua casa oggi e’ museo, e vengono permanentemente esibiti reperti originali del Titanic.

A Denver c’è altro, ovviamente, ma ci sono anche localita’ graziose nelle vicinanze. A parte la vicinanza con il Rocky Mountain Park, e le cittadine di Boulder e Estes Park (deliziosa), altre localita’ carine raggiungibili in giornata sono Colorado Springs e Manitou Springs.

Colorado Springs e’ una cittadina a forte vocazione turistica, circondata da montagne, con una strada principale con negozi di arte e abbigliamento. Ci sono parecchi hotel con SpA e attivita’ destinate ai visitatori.

Manitou Springs, anch’essa cittadina turistica, sembra sia stata in passato una delle mete preferite degli hippies. Io non ho visto nessun hippy, in compenso in un negozio ho visto in esposizione i calumet per il fumo di marjuana, quelli in vetro tipo narghile’, e le pipe per lo stesso uso!

Nelle vicinanze ci sono anche Pikes Peacks, una montagna percorsa da una strada tramite la quale si arriva al punto piu’ alto raggiungibile in auto, oltre 4.000 metri, e Cripple Creek, una cittadina di minatori oggi trasformata in paradiso dei casino’ –

Last but not least, vicino Denver c’è un fantastico Outlet, il Castle Rock Outlet

http://www.outletsatcastlerock.com/

Stephen King non c’entra nulla, l’unico ad essere terrorizzato sara’ il vostro direttore di banca!

Il Continental Divide e il Wolf Creek Pass –

Non mi sono mai vergognata di quello che non so, perche’ quando non conosco una cosa ho lo stimolo per imparare qualcosa di nuovo.
Se leggo o sento una parola nuova, vado subito a prendere il vocabolario.
Se non posso farlo subito, o quando sono all’estero e leggo una parola che non conosco, me lo appunto, e quando e’ possibile controllo.

Nel 2011, in Colorado, ho scoperto l’esistenza dei Continental Divide, (o Great Divide) ovvero dello spartiacque per definizione, la linea geografica che divide i fiumi che sfociano nell’Atlantico da quelli che sfociano nel Pacifico.

Il concetto di spartiacque e’ molto comune, ovviamente coincide con una catena montuosa, e ce ne sono diversi per ogni continente. ma il Great Divide e’ anche geograficamente molto suggestivo, in quanto corre da Nord a Sud, dall’Alaska al Messico, fino al Canale di Panama, per poi proseguire, con un nome diverso ma sostanzialmente continuo, lungo le Ande fino alla Patagonia.

In pratica e’ la spina dorsale dell’America, e negli USA attraversa alcuni dei posti geograficamente piu’ interessanti, il Glacier Park, Yellowstone, il Rocky Mountains National Park.
E’ difficile da credere, ma esiste anche un Trail che lo segue per oltre 5.000 chilometri, e che attraversa cinque stati, assumendo talvolta l’aspetto di una strada asfaltata ma spesso restando una semplice strada di campagna.

E sembra che ci siano persone che realmente lo percorrono, anche in bicicletta e in solitaria :

Il mio incontro con il Great Divide avviene il 21 settembre 2011, giornata di trasferimento da Durango a Denver. Avevo sentito parlare di Divide gia’ a Yellowstone, ma sinceramente non mi aveva colpito. Forse la mia mente in quel momento era piena di cosi’ tante cose che non c’era spazio per altre novita’. Ma quel giorno, percorrendo la US160 verso Nord, stavamo attraversando la Rio Grande Forest, e ci siamo trovati a passare dal Wolf Creek Pass, dove il Divide era segnalato e ben spiegato.

La cosa incredibile di quel posto e’ che, pur trattandosi di un passo di montagna a oltre 3000 metri, veniva raggiunto da una strada larghissima di due corsie per lato, illuminata e presidiata dalla Police Patrol. Sul picco un posto panoramico, un ampio parcheggio, ovviamente targhe, segnali e strutture pubbliche “di conforto”

Inutile precisare che quella che a settembre e’ una bella gita al freschetto, nei mesi invernali puo’ diventare una avventura alla Jack London (e senza Zanna Bianca).

N.B. Ho studiato soprattutto qui https://en.wikipedia.org/wiki/Continental_divide

Forse non tutti sanno che……..le immense pianure degli USA Centro Orientali –

Leggo spesso sul forum che frequento, dedicato principalmente ai viaggi USA,  di idee di itinerari che coinvolgono Chicago e la Real America, con l’attraversamento di Wisconsin, Minnesota, Iowa e Nebraska .

Fare riflettere i proposti viaggiatori ormai e’ una campagna che porto avanti sul forum, perche’ quella di fare un OnTheRoad in questa maniera e’ una scelta che deve essere fatta con cognizione di causa.

Anch’io nel 2011, guardando la cartina, ho pensato “ E che ci vuole? Due giorni di strada ed e’ fatta. Ci si ferma ogni tanto, si sgranchiscono le gambe, magari un soft drink in qualche paesino, due passi, e il viaggio passa”.

Beh, questa e’ la teoria…la pratica e’ ben diversa.

Arrivare in macchina in South Dakota partendo da Chicago, significa prepararsi a due giorni di guida quasi ininterrotta, circa 1.500 km sulla I90, attraversando alcuni stati che hanno poco da offrire, come il Wisconsin e il Minnesota.

Per la prima parte dell’itinerario ho preso ispirazione da un diario molto interessante, che raccontava i 5400 km da Chicago a Seattle.

 http://www.forumvacanzeinamerica.it/viewtopic.php?f=40&t=1774

Nella parte che ci interessa l’amico DDAAXX – Dario aveva deviato per i ponti di Madison County prima di dirigersi verso il South Dakota, ma alcuni suggerimenti sono utilissimi anche se vogliamo proseguire senza fermarci.

Partendo da Chicago di mattina presto, si va verso nord, attraversando l’immensa periferia industriale della metropoli. Arrivati ad un certo punto si puo’ decidere di costeggiare il Missisipi in Wisconsin, facendo una Historic Route, ma a questo punto i tempi si allungano.

Se l’obiettivo e’ il Sud Dakota in tempi rapidi, l’unica cosa che ci si puo’ concedere e’ una fermata verso l’ora di pranzo a La Crosse, una cittadina sul Mississipi molto carina, dove si puo’ almeno fare una sgambata.

Per potere arrivare a Sioux Falls in serata, pero’, si deve partire presto, e attraversare il Minnesota nel pomeriggio. E questa, credetemi, e’ un’esperienza da ricordare. Da ricordare per la sua negativita’.

Avete presente il Minnesota? Pianure sconfinate, cinque milioni di abitanti sparsi in un territorio grande due terzi l’Italia……Ecco, e questa pianura in mezzo al nulla si attraversa di pomeriggio, dopo altre ore di macchina, essendosi fermati solo in stazioni di servizio lungo l’autostrada, perche’ lungo questa strada non ci sono nemmeno centri abitati che valga la pena di ricordare.

L’unico miraggio e’ arrivare a Sioux Falls, una metropoli di ben 140.000 abitanti dove fermarsi in albergo e fare una passeggiata verso le fantasmagoriche cascate alte piu o meno 3 metri.

E il giorno dopo si deve ripartire presto, per attraversare parte del Sud Dakota per potere arrivare alle Badlands……all’ora di pranzo, sotto la perna del sole!

E in tutto questo viaggio, quello che si e’ visto e’ solo questo:

Ma siamo sopravvissuti, abbiamo fatto il nostro meraviglioso giro della Real America (e qui non sono ironica!) e abbiamo visitato il Colorado.

Da Denver dobbiamo tornare a Chicago, e cosi’ ci prepariamo ad altri 1600 chilometri attraversando il Nebraska, lo Iowa e un po’ di Illinois.

Il Nebraska e’ famoso per due cose: il bestiame e le pannocchie….. e per tutta la giornata sulla I 80 non vedrete altro.

Ci si ferma ad Omaha, e qui si avra’ un bella sorpresa, perche’ Omaha e’ una citta’ davvero graziosa, fatta bene, costruita sul fiume Missouri, di media grandezza (oltre 400.000 abitanti.)

La vecchia zona di magazzini sul fiume e’ stata ricostruita e adesso e’ un nucleo di locali e negozi davvero bello da guardare. Il lungofiume ci consentira’ una passeggiata serale per riaffrontare la strada domani.

Perche’ domani attraverseremo lo stato dell’Iowa, dove non ci sono nemmeno le vacche….solo pannocchie!

Uno stato dove non c’è differenza di altitudine significativa, popolato da persone gentilissime (la signora del Visitor Center mi ha regalato alcune cartoline, fra cui la cartolina del Visitor Center stesso!) ma che parlano con uno strano accento e ridono sempre.

Solo dopo altre ore di autostrada fra campi e balle di fieno, campi e balle di fieno, oh, un trattore, campi e balle di fieno……si arriva in Illinois dove tutto torna ad essere industriale e grigio.

E in serata si arriva a Chicago, con il desiderio di non vedere piu’ un’autostrada per tutta la vita.

Ora, io ho cercato di essere vivace nel mio racconto, ma vi immaginate la noia?

Se il nostro equipaggio e’ formato da due persone, puo’ essere una salvezza alternarsi alla guida.

Se il guidatore e’ uno solo (come nel mio caso) e’ qui che si tempra l’unita’ e la complicita’ della coppia. Davvero, non scherzo, ci vuole una gran pazienza.

Il guidatore deve essere coinvolto con chiacchiere e musica, perche’ il rischio colpo di sonno e’ grande, soprattutto nel pomeriggio.

Entrambe le autostrade sono drittissime, senza curve, con pochi segnali; il limite di velocita’, che e’ quello che conosciamo, non aiuta certo.

Fondamentale e’ la buona musica e la conversazione interessante. Personalmente ho anche letto qualcosa ad alta voce sulle destinazioni che avremmo raggiunto, chiedendo ogni tanto un’opinione, giusto per tenere desta l’attenzione del mio autista.

Serve acqua da tenere in macchina, magari qualcosa da sgranocchiare, pianificare bene i rifornimenti e le soste pipi’……e tanta, tanta pazienza.

Non e’ sicuramente la parte migliore del viaggio, ma anche questa e’ un’esperienza: la cosa migliore e’ arrivare preparati!