Denver – La “mia” Mile-High City –

Denver – La “mia” Mile-High City –

Come al solito, preciso che questa mia piccola descrizione di Denver non vuole essere una guida, ma non e’ nemmeno un dettagliato diario. Sono solo le mie impressioni e il miei ricordi su questa citta, visitata nel settembre 2011 nel mio giro nella Real America.

Denver infatti e’ stata per me una grande sorpresa. Pensando al Colorado pensavo ai cowboys, ai boschi, ai minatori della corsa all’oro; e mi aspettavo una citta’ dal sapore antico, magari con case di mattoni e viali alberati.

Niente di piu’ falso: Denver e’ una delle citta’ piu’ avveniristiche che io abbia mai visto.

Il downtown e’ un’insieme di grattacieli modernissimi, e le case del secolo scorso sono solo su un paio di strade dietro al Campidoglio.

Denver e’ la capitale dello stato del Colorado, chiamata la Mile-High City perche’ a 1600 metri sul livello del mare, ossia un miglio. Noi ci siamo stati a fine settembre, e abbiamo avuto la fortuna di avere giornate di sole, che rendevano l’aria frizzantina e piacevole.

La citta’ e’ molto grande, un’area metropolitana fatta da cittadine attaccate. Noi avevamo preso l’hotel a Lakewood, una zona ad ovest della tristemente nota Aurora.

La nostra visita del centro di Denver si e’ svolta in una giornata, giornata in cui abbiamo camminato molto. Infatti Denver, nella sua Downtown, e’ piuttosto limitata per le auto, e parecchie strade sono esclusivamente pedonali. Abbiamo posteggiato in un multipiano, e da li’ abbiamo camminato parecchio.

Il cuore della citta’ e’ l’area attorno al Civic Center Park – Noi siamo arrivati alla grande area del Civica Center provenienti dalla 16th Street, dove si concentrano i negozi, i cinema, i ristoranti e i teatri della citta. Una via esclusivamente pedonale, percorsa al centro da piccoli autobus elettrici completamente gratuiti che vanno su e giu’ senza interruzioni; la 16th Street non per nulla e’ chiamata Pedestrian Mall, perche’ ti da la sensazione di un unico grande centro commerciale. E’ interamente coperta dal Wi-Fi cittadino, ed e’ affollatissima di studenti , con molte fontane, piazzole, panchine: insomma un luogo molto fruibile per tutti.

Da li’, siamo arrivati al Civic Center Park, un enorme spianata fatta da giardini e viali, dominata dal Capitol.

Noi siamo arrivati all’ora dell’intervallo del pranzo, e ci siamo stupiti di vedere la quantita’ di impiegati che affollavano i locali e che facevano la fila davanti ai chioschi mobili di hotdog e specialita’ etniche. C’è un motivo: Denver, dopo Washington, e’ la citta’ americana con piu’ impiegati governativi. La sua posizione centrale nel paese ha fatto si che l’amministrazione vi concentrasse un gran numero di uffici. Probabilmente la giornata di sole aveva fatto uscire a passeggio nel break di pranzo molte persone, ma credetemi, la folla di persone ci ha colpito.

Passato il Civic Center Park, eccoci davanti ad una delle costruzioni piu’ particolari che io abbia mai visto: il padiglione Hamilton del Denver Art Museum. Il museo e’ un complesso di edifici, in alcuni dei quali sono custodite collezioni interessanti. Ma l’ultimo padiglione, quello progettato dall’architetto Libeskind, conosciuto come “padiglione Hamilton” e inaugurato nel 2006 e’ qualcosa di indimenticabile.

La forma intanto e’ indescrivibile: praticamente una specie di piramide al contrario, con un gran numero di facce, luccicante nel sole perche’ esternamente rivestita di titanio e vetro. Nei giardini che lo circondano ci sono sculture modernissime, e tutto il complesso e’ davvero particolare, inusitato.

Dopo un giro completo dell’edificio, e tante foto, abbiamo deciso di tornare alla macchina per un giro nel Golden Triangle, la zona piu’ ricca e signorile di Denver, dove ci sono le ultime case del XIX secolo rimaste. Quella piu’ conosciuta e’ la casa di Molly Brown, che oggi ospita un museo. Molly Brown, nata poverissima sposo’ un minatore, che trovo’ una miniera d’oro (nel vero senso della parola). Diventata ricchissima fu un personaggio centrale per la vita culturale di Denver alla fine dell’Ottocento, e fu anche mecenate di artisti e benefattrice di opera caritatevoli. Si adopero’ molto per i diritti delle donne e dei bambini, e grazie a lei nacquero orfanotrofi e case di accoglienza; noi la conosciamo soprattutto perche’ e’ la sopravvissuta del Titanic piu’ famosa. Ricordate “Titanic”? Lei era interpretata da Kathy Bates, e proprio per questo benne soprannominata “The unsinkable Molly”, l’inaffondabile Molly. La sua casa oggi e’ museo, e vengono permanentemente esibiti reperti originali del Titanic.

A Denver c’è altro, ovviamente, ma ci sono anche localita’ graziose nelle vicinanze. A parte la vicinanza con il Rocky Mountain Park, e le cittadine di Boulder e Estes Park (deliziosa), altre localita’ carine raggiungibili in giornata sono Colorado Springs e Manitou Springs.

Colorado Springs e’ una cittadina a forte vocazione turistica, circondata da montagne, con una strada principale con negozi di arte e abbigliamento. Ci sono parecchi hotel con SpA e attivita’ destinate ai visitatori.

Manitou Springs, anch’essa cittadina turistica, sembra sia stata in passato una delle mete preferite degli hippies. Io non ho visto nessun hippy, in compenso in un negozio ho visto in esposizione i calumet per il fumo di marjuana, quelli in vetro tipo narghile’, e le pipe per lo stesso uso!

Nelle vicinanze ci sono anche Pikes Peacks, una montagna percorsa da una strada tramite la quale si arriva al punto piu’ alto raggiungibile in auto, oltre 4.000 metri, e Cripple Creek, una cittadina di minatori oggi trasformata in paradiso dei casino’ –

Last but not least, vicino Denver c’è un fantastico Outlet, il Castle Rock Outlet

http://www.outletsatcastlerock.com/

Stephen King non c’entra nulla, l’unico ad essere terrorizzato sara’ il vostro direttore di banca!

Forse non tutti sanno che……..le immense pianure degli USA Centro Orientali –

Leggo spesso sul forum che frequento, dedicato principalmente ai viaggi USA,  di idee di itinerari che coinvolgono Chicago e la Real America, con l’attraversamento di Wisconsin, Minnesota, Iowa e Nebraska .

Fare riflettere i proposti viaggiatori ormai e’ una campagna che porto avanti sul forum, perche’ quella di fare un OnTheRoad in questa maniera e’ una scelta che deve essere fatta con cognizione di causa.

Anch’io nel 2011, guardando la cartina, ho pensato “ E che ci vuole? Due giorni di strada ed e’ fatta. Ci si ferma ogni tanto, si sgranchiscono le gambe, magari un soft drink in qualche paesino, due passi, e il viaggio passa”.

Beh, questa e’ la teoria…la pratica e’ ben diversa.

Arrivare in macchina in South Dakota partendo da Chicago, significa prepararsi a due giorni di guida quasi ininterrotta, circa 1.500 km sulla I90, attraversando alcuni stati che hanno poco da offrire, come il Wisconsin e il Minnesota.

Per la prima parte dell’itinerario ho preso ispirazione da un diario molto interessante, che raccontava i 5400 km da Chicago a Seattle.

 http://www.forumvacanzeinamerica.it/viewtopic.php?f=40&t=1774

Nella parte che ci interessa l’amico DDAAXX – Dario aveva deviato per i ponti di Madison County prima di dirigersi verso il South Dakota, ma alcuni suggerimenti sono utilissimi anche se vogliamo proseguire senza fermarci.

Partendo da Chicago di mattina presto, si va verso nord, attraversando l’immensa periferia industriale della metropoli. Arrivati ad un certo punto si puo’ decidere di costeggiare il Missisipi in Wisconsin, facendo una Historic Route, ma a questo punto i tempi si allungano.

Se l’obiettivo e’ il Sud Dakota in tempi rapidi, l’unica cosa che ci si puo’ concedere e’ una fermata verso l’ora di pranzo a La Crosse, una cittadina sul Mississipi molto carina, dove si puo’ almeno fare una sgambata.

Per potere arrivare a Sioux Falls in serata, pero’, si deve partire presto, e attraversare il Minnesota nel pomeriggio. E questa, credetemi, e’ un’esperienza da ricordare. Da ricordare per la sua negativita’.

Avete presente il Minnesota? Pianure sconfinate, cinque milioni di abitanti sparsi in un territorio grande due terzi l’Italia……Ecco, e questa pianura in mezzo al nulla si attraversa di pomeriggio, dopo altre ore di macchina, essendosi fermati solo in stazioni di servizio lungo l’autostrada, perche’ lungo questa strada non ci sono nemmeno centri abitati che valga la pena di ricordare.

L’unico miraggio e’ arrivare a Sioux Falls, una metropoli di ben 140.000 abitanti dove fermarsi in albergo e fare una passeggiata verso le fantasmagoriche cascate alte piu o meno 3 metri.

E il giorno dopo si deve ripartire presto, per attraversare parte del Sud Dakota per potere arrivare alle Badlands……all’ora di pranzo, sotto la perna del sole!

E in tutto questo viaggio, quello che si e’ visto e’ solo questo:

Ma siamo sopravvissuti, abbiamo fatto il nostro meraviglioso giro della Real America (e qui non sono ironica!) e abbiamo visitato il Colorado.

Da Denver dobbiamo tornare a Chicago, e cosi’ ci prepariamo ad altri 1600 chilometri attraversando il Nebraska, lo Iowa e un po’ di Illinois.

Il Nebraska e’ famoso per due cose: il bestiame e le pannocchie….. e per tutta la giornata sulla I 80 non vedrete altro.

Ci si ferma ad Omaha, e qui si avra’ un bella sorpresa, perche’ Omaha e’ una citta’ davvero graziosa, fatta bene, costruita sul fiume Missouri, di media grandezza (oltre 400.000 abitanti.)

La vecchia zona di magazzini sul fiume e’ stata ricostruita e adesso e’ un nucleo di locali e negozi davvero bello da guardare. Il lungofiume ci consentira’ una passeggiata serale per riaffrontare la strada domani.

Perche’ domani attraverseremo lo stato dell’Iowa, dove non ci sono nemmeno le vacche….solo pannocchie!

Uno stato dove non c’è differenza di altitudine significativa, popolato da persone gentilissime (la signora del Visitor Center mi ha regalato alcune cartoline, fra cui la cartolina del Visitor Center stesso!) ma che parlano con uno strano accento e ridono sempre.

Solo dopo altre ore di autostrada fra campi e balle di fieno, campi e balle di fieno, oh, un trattore, campi e balle di fieno……si arriva in Illinois dove tutto torna ad essere industriale e grigio.

E in serata si arriva a Chicago, con il desiderio di non vedere piu’ un’autostrada per tutta la vita.

Ora, io ho cercato di essere vivace nel mio racconto, ma vi immaginate la noia?

Se il nostro equipaggio e’ formato da due persone, puo’ essere una salvezza alternarsi alla guida.

Se il guidatore e’ uno solo (come nel mio caso) e’ qui che si tempra l’unita’ e la complicita’ della coppia. Davvero, non scherzo, ci vuole una gran pazienza.

Il guidatore deve essere coinvolto con chiacchiere e musica, perche’ il rischio colpo di sonno e’ grande, soprattutto nel pomeriggio.

Entrambe le autostrade sono drittissime, senza curve, con pochi segnali; il limite di velocita’, che e’ quello che conosciamo, non aiuta certo.

Fondamentale e’ la buona musica e la conversazione interessante. Personalmente ho anche letto qualcosa ad alta voce sulle destinazioni che avremmo raggiunto, chiedendo ogni tanto un’opinione, giusto per tenere desta l’attenzione del mio autista.

Serve acqua da tenere in macchina, magari qualcosa da sgranocchiare, pianificare bene i rifornimenti e le soste pipi’……e tanta, tanta pazienza.

Non e’ sicuramente la parte migliore del viaggio, ma anche questa e’ un’esperienza: la cosa migliore e’ arrivare preparati!

Chicago…………”lasciatemi stare, ho troppo da fare”

Mi sono chiesta diverse volte durante i giorni a Chicago se questa citta’ mi piacesse, ho provato a confrontarla con New York, mi sono soffermata a capirne lo spirito.

Le mie sono impressioni del tutto personali, ma ho avuto la sensazione di una citta’ fredda, e non solo meterologicamente. Ovviamente 72 ore sono troppo poche, ma voglio provare a descrivere cosa ho percepito di questa metropoli.

Bella e’ bella. Lo skyline e’ armonico, ogni palazzo, grattacielo, merita uno sguardo approfondito. Belli i parchi, bello lo sguardo sul lago, il Navy Pier…..i negozi sul MagMile sono eccezionalmente lussuosi, si capisce che i soldi girano, qui.

Ho percepito, pero’, lo spirito di una citta’ indaffarata, veloce, concentrata sulle proprie attivita’. Anche il personale dei ristoranti, il bigliettaio dell’autobus, la signora dell’ufficio informazioni. Formalmente cortesi, ma l’empatia e’ un’altra cosa.

Per le strade del centro la gente suona il clacson se ti attardi (novita’ assoluta negli states, manco nella latina Miami ci e’ successo con tanta frequenza) e se hanno fretta, sono capaci di superarti con una sgommata.

In sei giorni non ho visto nulla che si possa pargonare ai tipi strani che girano a New York e che ho visto in tante foto recenti…il personaggio piu’ estroso che ho visto e’ stato il ragazzo/pupazzo immagine di Ghirardelli!

Chicago davvero merita una visita, davvero merita di essere vista, ma sicuramente cercando con pazienza i suoi lati piu’ piacevoli, che sicuramente ci saranno….anche se lei fa di tutto per nasconderli, dietro una corsa efficente e impegnata.

Cripple Creek, la corsa all’oro, e un po’ di tristezza…..

Devo dire in coscienza che in tutta quest’ultima vacanza negli Stati Uniti ho visto cose molto belle, sorprendenti, e anche nelle giornate piu’ “noiose” ho sempre apprezzato quello che vedevo e che scoprivo, come un’altra faccia di una realta’ diversa da quella che conosco.
L’unica delusione che ho avuto e’ stata Cripple Creek, in Colorado.
 
 
 
 
Forse perche’ mi aspettavo molto di piu’, qualcosa di simile a Silverton, forse perche’ la strada per arrivarci e’ stata piuttosto lunga, o forse perche’ eravamo alla fine del viaggio ed eravamo gia’ “saturi” di novita’…… fatto sta che di quella giornata ricordo solo delusione e tristezza.
 
Cripple Creek e’ una cittadina a 100 miglia da Denver, e circa 50 da Colorado Springs. E’ una cittadina mineraria, e ha avuto il suo massimo splendore nel periodo della corsa all’oro, nella seconda meta’ del XIX secolo.
Quella zona del Colorado e’ stata uno dei centri dell’attivita’ mineraria della zona, e come tutte le localita’ che facevano da base alle orde di minatori che accorrevano a cercare fortuna, era conosciuta per le case da gioco, i bordelli e i saloon.
Insomma, le attivita’ piu’ adatte a spillare i soldi agli speranzosi malcapitati!
Terminata la Golden Age, Cripple Creek, come Silverton, fu abbandonata.
 
Oggi Silverton e’ stata ringiovanita per essere meglio presentata ai visitatori.
E’ all’estremita’ della linea ferroviaria storica Durango/Silverton, una divertente (e costosa) attivita’ acchiappa-turisti,
I suoi edifici storici sono stati rimodernati con misura, e destinati a ristoranti, negozi, locali, tutti nello spirito western.
Sicuramente tutto poco autentico, ma molto carino.
 
Cripple Creek e’ stata invece colonizzata dalle case da gioco.
 
 
Tutto il corso principale, compreso qualche bell’edificio storico, e’ stato invaso da Casino’ con Hotel e Ristorante annesso.
 
 
 
 
 
 
 Poca gente per le strade, molta all’interno.
 
 E tanti vecchietti sfaccendati  seduti alle slot machines.
 
 
 
 
 
Ecco, questa cosa mi ha lasciato un po’ di tristezza.
Vedere questi omini e queste vecchiette che perdevano il loro tempo davanti alle slot machines, probabilmente in fuga dalla solitudine, ma che mi sembravano tanto piu’ soli.
E i pulmann dei casino’ che caricavano e scaricavano persone, un servizio di linea da Colorado Springs sponsorizzato dagli Hotel principali che non aveva sosta.
 
 
 
L’unica cosa simpatica e’ una miniera appena fuori la citta’, la Mollie Kathleen Gold Mine.
E’ stata mantenuta proprio come era all’epoca, e si puo’ visitare, scendendo fino a 1000 piedi (piu’ di 300 metri) sotto terra, con un montacarichi (forse) originale.
 

La spaziale Denver

 

Fino ad oggi il Colorado mi era sembrato una distesa verde, un paese dalla natura incontaminata, dal glorioso passato e dal presente pulito e armonioso.
Durango e Silverston mi avevano riportato ai tempi dei minatori e dei saloon, attraversando il paese avevamo incontrato ranch e mucche, cowboys con i cappelli, gli stivali e i pick up pieni di attrezzi da lavoro.
Non avrei mai pensato che denver fosse una città così moderna, avveniristica, allegramente caotica.

Oltre alla 16th strada, con i grattacieli delle banche e dei grandi alberghi, ogni tipo di ristorante e di locale, oltre ai negozi all’interno dei palazzi (pavillions) mi ha lasciato a bocca aperta il museo di arte moderna, dalla forma spaziale e dai materiali modernissimi (titanio). E poi quanta gente in giro, indaffarata, in pausa dal lavoro, diretta chissà dove. E oggi pomeriggio il serpentone infinito di macchine che uscivano dal centro e tornavano probabilmente a casa, in periferia.

L’unica isola del passato e’ il Molly Brown Museum, la casa dell’inaffondabile Molly Brown, sulla 13th strada: una bella costruzione vittoriana, unica memoria della città dei minatori.

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Mesa verde, ovvero l’autocritica della donna bianca

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Mesa Verde. Mi ha fatto riflettere la visita a questa meraviglia archeologica.
Coloro che hanno costruito i cliff dwellings, che li hanno abitati per secoli, non erano dei selvaggi, ma un popolo con usanze, tradizioni, una organizzazione sociale definita, una economia abbastanza complessa, delle abilita’ sorprendenti.

Eppure i loro discendenti sono stati considerati “selvaggi” dai bianchi colonizzatori, che non vedevano l’ora di saccheggiare le ricchezze del sottosuolo. Non credo sia stato giusto.

 

Meravigliosa America

Che viaggio meraviglioso, quanti posti splendidi che sto traversando. E’ difficile riuscire a scrivere giorno per giorno, le cose da fare sono sempre tante. Le tratte sono lunghe, e spesso la sera si e’ troppo stanchi per concentrarsi. In hotel, poi, si devono organizzare i bagagli, quando e’ necessario fare il bucato, scaricare e ordinare le foto, organizzare le tappe e il percorso del giorno dopo, se possibile prenotare l’hotel.
Sto conservando tutto, le ricevute, gli scontrini, le mappe, per aiutarmi quando sarà il momento del diario.

Verso il South Dakota…..

10/09/2011

Ci sono decisioni che risultano incomprensibili agli altri, ma che se sono prese consapevolmente a noi risultano perfettamente logiche; e allora, anche se questi progetti ci portano disagi e problemi, siamo decisi a difenderli e giustificarli con chi li critica, ma soprattutto siamo pronti a sopportare le conseguenze.

Quando abbiamo pianificato il nostro viaggio, sapevamo che unire in un unico itinerario Chicago e i luoghi della Real America era scomodo e dispersivo. Eravamo consapevoli che la soluzione più razionale sarebbe stata un volo interno, e leggendo qua e la in Internet avevo trovato solo poche esperienze di un itinerario esclusivamente in macchina che toccasse i luoghi che interessavano a noi.

Abbiamo parlato lungamente fra di noi, in quei mesi bui in cui preparavamo un viaggio non sapendo quando e se avremmo potuto realizzarlo, e alla fine abbiamo consapevolmente deciso di fare il nostro loop in macchina, esclusivamente sulle quattro ruote. Avevamo pianificato tre settimane, che alla fine sono diventate 23 giorni, e sulla carta c’era abbastanza tempo per inserire due e due giorni di viaggio assoluto, di autostrada ad oltranza, di ore in simbiosi con l’asfalto.

Per noi significavano anche quattro giorni senza decisioni da prendere, senza impegni che ci dividevano, la possibilità di stare insieme e finalmente chiacchierare, ascoltare musica, guardare il paesaggio,fermarci a guardare. Il fatto di non aver prenotato nulla era catartico, dopo un periodo di programmazione necessaria e grave, e nonostante avessimo un programma di massima ci dava la possibilità di cambiare in corsa i programmi.

E poi sapevo che mio marito desiderava da tempo le strade dritte e asciutte degli Usa, e che lasciargli libertà nello scegliere la macchina da noleggiare e farlo guidare fino a sfinirsi era come fargli un regalo.

Così la mattina del 10 settembre, sabato, giorno del mio compleanno, siamo partiti da Chicago in direzione South Dakota. Sono le 8 e un quarto, il tempo e’ nuvoloso, ma fortunatamente non piove. La macchina segna 42.679 miglia, e l’arrivo a Sioux Falls e’ previsto alle 17.30. Abbiamo scelto Sioux Falls perche’ e’ una cittadina media, con un Best Western con disponibilita’ di camere.

Usciamo da Chicago lungo la I90, l’autostrada che ci vedra’ protagonisti per buona parte dei trasferimenti del viaggio. Chicago e’ una citta’ grandissima, molto commerciale e industriale, e le prime due ore passano guardando un panorama di zone con capannoni e depositi di automezzi commerciali. Poi si comincia a vedere il panorama che conosciamo tutti, e che ci manca tanto quando siamo in Italia……ma che fatica stare in macchina per tante ore! Musica, chiacchere, progetti per i giorni futuri…..ogni tanto qualche fermata “tecnica”, e finalmente dopo qualche ora siamo in Wisconsin.

Decidiamo di fermarci in una localita’ che mi e’ stata consigliata da un amico del forum, La Crosse. La Crosse e’ attraversata dal Mississipi, ed e’ una delle tappe di una scenic way che tocca alcune citta’ sul grande padre fiume. La giornata e’ diventata molto bella, con sole e bei colori. Abbiamo voglia di fermarci, di sgranchire le gambe, di mangiare un panino con una bibita fresca.

Prima ci cercare un Subway (il nostro punto di ristoro preferito quando siamo in viaggio), ci fermamo un po’ lungo un bellissimo parco sui bordi del Mississipi: e’ un sabato di settembre, ci sono ben due matrimoni all’aperto, in quei tendoni bianchi che si vedono cosi’ spesso nei film.

Sull’altra sponda c’è gente che prende il sole sulla spiaggia, e sul fiume si vedono gli immancabili barconi.

Dopo un panino per mio marito e un’insalatona per me, e’ ora di ripartire, attraversando il Minnesota…..che palle….una strada interminabile, dritta e noiosa. Mettiamo musica, parliamo, cantiamo…..ma a parte le fermate tecniche, la noia la fa da padrona.

Finalmente verso le 18.30 arriviamo a Sioux Falls, South Dakota. Una cittadina senza grosse pretese, che pubblicizza in ogni dove le sue famose cascate, illuminate di notte. Il Best Western Tower Empire e’ un po’ vecchiotto, ma almeno ha una preziosa stanza fumatori per il mio validissimo marito/autista, che e’ davvero stanco.

Decidiamo di festeggiare il mio compleanno da Famous Dave’s, un posto allucinante dove i camerieri ogni tanto gridano qualcosa (la difficolta’ linguistica sara’ una delle costanti di questo viaggio), e dove prendiamo un piattone misto con tanti tipi di carne.

Dopo la lauta cena, andiamo a vedere queste famose cascate che si, sono carine, ma davvero nulla di imperdibile. Non c’è nemmeno lo spettacolo dei laser che ci aspettavamo, cosi’ vediamo solo le cascate illuminate, e poi ci fiondiamo a letto, stanchi e con circa 580 miglia sulle spalle…….anzi, nei piedi e sotto il sedere!

Apple Store: come essere fuori moda e non saperlo.

Oggi e’ venerdì e i negozi sul Magnificent Mile sono aperti fino alle nove. Passeggiando, siamo entrati all’Apple Store, e poiché nel 2010 sono entrata nel magnifico mondo di Steve Jobs con ben due apparecchi, un IPod Touch e un IPad, mi sono diretta alla zona accessori convinta di spendere tanti dollaroni per portare a casa ogni tipo di accessorio…….beata illusione. Il mio IPad 1 e’ praticamente arcaico, non c’e nulla che possa andare bene. Le foderine colorate tanto carine sono solo per il modello 2, le copertine con tastiera e supporto idem…..il ragazzo mi ha spiegato che ormai gli accessori per Ipad 1 non li tengono nemmeno in negozio, forse sono disponibili on.line.
Gia’ piuttosto depressa mi sono rivolta alla zona IPod Touch….ma il mio non e’ quello della ultima generazione, e dunque nemmeno lui merita un accessorio……tutte le cover sono per quelli di ultima generazione, più piccoli e piu’ snelli.

Insomma, nel giro di pochi minuti mi sono sentita out of fashion, e guardando con compassione i miei gadget, mi sono ritirata in buon ordine.

P.s. del 22 settembre. A Pocatello, Idaho, in un Walmart, ho trovato una foderina Kensington che va bene per il mio Ipad 1 – Nelle piccole citta’ sanno come si vive!

P.s del 24 settembre. A Lakewood, Co, in un centro commerciale ho trovato delle deliziose foderine per il mio Ipod Touch 3G.

Steve Jobs………………………prrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!!!!

Dedicato a chi ha problemi nella comprensione dei menu.

Oggi abbiamo fatto uno spuntino a pranzo nel food court della Water Tower, in un posto davvero carino. Si chiama Food Life, e’ molto grande, prende quasi tutto un piano. In pratica si entra, ti danno un tavolo e due carte magnetiche, tipo bancomat. Ovunque ci sono stand con ogni tipo di cibo, dalla pasta al cibo thai, dai frullati al barbecue, dalle insalate al sushi.
E le bevande, con il free refill . Tu prendi quello che vuoi (ed e’ impagabile il fatto di potere vedere cosa mangi) loro ti caricano la carta, e alla fine vai alla cassa e paghi.
Carino, no? Quello che mi ha colpito e’ la varieta’ dei cibi e la vastita’ del luogo, oltre al meccanismo della carta tipo Costa Crociere!